Capitolo XVII
illustrazione originale di Francesco Gonin del 1840
"E stando così fermo, sospeso il fruscìo de' piedi nel fogliame, tutto tacendo d'intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorìo, un mormorìo d'acqua corrente. Sta in orecchi; n'è certo; esclama: - è l'Adda! - Fu il ritrovamento d'un amico, d'un fratello, d'un salvatore..."
CHI?
illustrazione originale di Francesco Gonin del 1840
È il cugino di Renzo che vive e lavora in un paese vicino a Bergamo (nel territorio che all'epoca faceva parte della Repubblica di Venezia) e che offre rifugio e lavoro al protagonista dopo la sua fuga da Milano in seguito al tumulto di S. Martino, quando è braccato dalla giustizia: è nominato per la prima volta nel cap. VI, quando Agnese propone lo stratagemma del "matrimonio a sorpresa" e Renzo progetta a sua volta di trasferirsi con Lucia e la madre nel Bergamasco, dove appunto suo cugino Bortolo è impiegato in un filatoio di seta e dove ha spesso invitato il protagonista a raggiungerlo, poiché in quel territorio gli operai della seta sono molto richiesti. In seguito Renzo sarà costretto a rifugiarsi nel Bergamasco come fuggitivo e qui raggiungerà il cugino nel paese in cui vive (XVII), ricevendo una calorosa accoglienza nel filatoio in cui lavora e di cui l'uomo è diventato il factotum, essendo tra l'altro il braccio destro del proprietario (viene lasciato intendere che l'uomo è nato nello stesso paese del protagonista e che conosce bene Lucia e Agnese, dunque si è trasferito tempo prima nel Bergamasco senza tuttavia che sia precisato quando ciò è avvenuto). Bortolo spiega a Renzo che in questo momento non c'è richiesta di operai a causa della crisi, ma aiuterà comunque il cugino in quanto gode del favore del padrone e ha messo da parte discreti guadagni, perciò sarà lieto di condividere questo benessere con un membro della famiglia. Informa Renzo del fatto che la carestia è presente anche in quel territorio, tuttavia la politica dello Stato veneto è più oculata di quella di Milano e questo permette di alleviare le sofferenze della popolazione, sia con l'acquisto di grano a buon mercato proveniente dalla Turchia, sia con l'importazione di miglio per produrre del pane a minor prezzo. Bortolo spiega infine al cugino che i Milanesi vengono definiti dai Bergamaschi "baggiani" (sciocchi), cosa che irrita Renzo ma alla quale dovrà rassegnarsi poiché si tratta di un'usanza inveterata, cui è necessario abituarsi se si vuol vivere in quel territorio; presenta poi Renzo al suo padrone e gli procura un impiego al filatoio e un ricovero, sistemandolo alla meglio durante il primo periodo della sua "latitanza".
Tempo dopo l'uomo è informato del fatto che la giustizia della Repubblica sta facendo indagini su Renzo (XXVI), in seguito alle proteste che il governatore don Gonzalo ha rivolto al residente di Venezia a Milano, quindi si affretta a consigliargli di cambiare paese e trovare lavoro in un altro filatoio, cambiando anche nome per prudenza: lo presenta come Antonio Rivolta al padrone di un altro stabilimento a circa quindici miglia dal suo paese, raccomandando il cugino come ottimo lavoratore della seta e riuscendo a sistemarlo lì (il proprietario è suo amico e originario lui pure del Milanese). In seguito risponde alle molte domande sulla scomparsa di Renzo in modo evasivo, diffondendo voci contraddittorie sulla sua sorte che arrivano all'orecchio di Agnese e non consentono neppure al cardinal Borromeo di prendere informazioni sul giovane fuggiasco, come aveva promesso alla donna e a Lucia.
Renzo resta nel suo nuovo nascondiglio per cinque o sei mesi, al termine dei quali Bortolo si affretta a richiamarlo al suo paese in quanto Venezia e la Spagna sono ora nemiche nella guerra di Mantova e non c'è più pericolo (XXXIII): l'autore spiega la sollecitudine di Bortolo perché questi è sinceramente affezionato al cugino, ma soprattutto perché al filatoio Renzo era di grande aiuto al factotum senza potere aspirare a occupare quella funzione in quanto semi-analfabeta (apprendiamo che l'aiuto offerto a Renzo non è del tutto disinteressato e l'autore osserva con ironia che forse i lettori vorrebbero "un Bortolo più ideale", ma quello "era così"). Dopo aver appreso per lettera del voto di Lucia, Renzo coltiva più volte il proposito di arruolarsi e partecipare alla guerra contro il Ducato di Milano, specie nell'eventualità che sembra imminente di un'invasione di questo da parte di Venezia, ma Bortolo riesce a dissuaderlo illustrandogli i pericoli dell'impresa e mostrandosi scettico sulla sua riuscita (si intuisce che, anche in questo caso, i consigli dell'uomo non sono del tutto spassionati). Per gli stessi motivi dissuade Renzo dal proposito di tornare al suo paese sotto mentite spoglie, finché scoppia l'epidemia di peste del 1630 e il giovane si ammala, riuscendo però a guarire e decidendo di approfittare del flagello per tornare nel Milanese: informa della sua risoluzione Bortolo, che è ancora sano e perciò gli parla da una finestra, augurandogli buon viaggio ed esortandolo a tornare da lui alla fine della pestilenza (Renzo promette di farlo e spera di non tornare da solo).
Alla fine delle vicende del romanzo Renzo va a stabilirsi con le due donne nel paese di Bortolo (XXXVIII) e questi, venuto a sapere che il padrone di un filatoio alle porte di Bergamo è morto di peste e il figlio intende vendere la fabbrica, propone al cugino di entrare in società per rilevarlo: Renzo accetta e così i due acquistano lo stabilimento, iniziando una lucrosa attività che, dopo gli stentati inizi, diventa quanto mai florida.
DOVE?
illustrazione originale di Francesco Gonin del 1840
È il più importante fiume della Lombardia e uno degli affluenti di sinistra del Po, il cui corso (lungo 313 km) nasce sulle Alpi Retiche e si dirige a ovest percorrendo la Valtellina, fino a gettarsi nel lago di Como: riprende nome e aspetto di fiume a Lecco, per estendersi nei laghetti di Pescarenico e Garlate, e successivamente scorre in direzione sud fino a sboccare in pianura presso Trezzo, continuando a serpeggiare con ampi meandri e gettandosi nel Po presso Castelnuovo Bocca d'Adda, fra Piacenza e Cremona. Al tempo della vicenda del romanzo formava per un buon tratto il confine naturale tra il Ducato di Milano e il territorio della Repubblica di Venezia, mentre la sua presenza domina molte parti della narrazione specie nei capitoli iniziali, ambientati nel paesino dei due promessi che sorge non lontano da Lecco e che, in un certo senso, si affaccia sulle rive del fiume. Il cap. I si apre con l'ampia e famosa descrizione paesaggistica, in cui l'autore descrive i luoghi del romanzo e spiega che il ramo meridionale del lago di Como si restringe presso Lecco e sembra assumere di nuovo l'aspetto del fiume, fino al punto in cui il corso d'acqua si allarga nuovamente formando il laghetto di Garlate (vengono citati indirettamente i torrenti Gerenzone, Galdone e Bione, che si gettano nelle acque del fiume). Pescarenico sorge sulle rive del lago dove questo si restringe vicino al ponte di Lecco e da qui padre Cristoforo organizza la fuga di Renzo, Agnese e Lucia dal loro paese, dopo il fallito tentativo di rapire la giovane da parte di don Rodrigo: un barcaiolo raccoglie i tre nel punto in cui il Bione sfocia nel lago e li trasporta sulla riva destra dell'Adda, da dove un barocciaio li accompagnerà a Monza (VIII). In seguito il fiume diventa la meta di Renzo dopo la sua fuga da Milano in seguito al tumulto di S. Martino, quando il giovane, ricercato dalla giustizia, intende varcare il confine e riparare nel Bergamasco (Bergamo all'epoca si trovava nel territorio della Repubblica veneta): Renzo all'osteria di Gorgonzola chiede al locandiere quanto sia distante l'Adda e si sente rispondere che mancano ancora sei miglia da lì ai punti in cui normalmente si può passare il fiume, ovvero Cassano e la chiatta di Canonica (XVI); in seguito il giovane si addentra nella macchia boscosa che orla il fiume non lontano da Trezzo d'Adda (XVII) e si smarrisce nel fitto della boscaglia, assalito da paure e angosce per il buio e il freddo (è un momento importante nel percorso di "formazione" del personaggio, in fuga e braccato dalla giustizia dopo i fatti di Milano). Il mormorio delle acque del fiume, che si sente a una certa distanza poiché esso "ha buona voce", rianima Renzo che ritrova tutto il suo coraggio, mentre l'autore sottolinea che l'Adda è per lui un amico, un fratello, un salvatore (il fiume assume una valenza simbolica, come la prima importante meta raggiunta da Renzo che, da lì in avanti, compirà un deciso progresso nella ricerca della salvezza). Il giovane saggiamente non tenta il guado del fiume, che sa avere una corrente molto forte e insidiosa, e il giorno dopo riesce a superarlo grazie all'aiuto di un pescatore, che lo porta sulla sua barca fino alla sponda bergamasca. Nell'episodio si dice che Renzo è "Nato e cresciuto alla seconda sorgente, per dir così, di quel fiume", alludendo al fatto che il suo paese sorge vicino a Lecco dove l'Adda esce dal lago di Como per poi confluire nuovamente nel lago di Garlate, e questo spiega come il giovane sappia che il fiume fa da confine per un tratto fra i due Stati.
QUANDO?
RIASSUNTO
Uscito dall'osteria di Gorgonzola, Renzo prosegue il suo cammino nell'oscurità, lungo le strade, verso l’Adda. Durante il tragitto, i suoi pensieri vanno al mercante e al suo falso e offensivo racconto. Dopo alcuni paesi, Renzo si ritrova in una zona non coltivata e poi in un bosco. Qui viene colto da un oscuro timore, ma sente il rumore dell'Adda e si precipita verso il fiume. Non potendo attraversare il fiume, si rifugia in una capanna abbandonata. Tenta di addormentarsi, ma nella sua mente si ripropongono ricordi dolorosi. Verso le sei del mattino riprende il cammino verso l'Adda. Traghettato da un pescatore, passa sulla sponda di Bergamo dirigendosi verso il paese di suo cugino.
Giunto nel paese di Bortolo, Renzo individua immediatamente il filatoio e lì trova il cugino, il quale lo accoglie festosamente, dichiarandosi disposto ad aiutarlo. I due cugini si informano reciprocamente sulla rispettiva situazione e sulle vicende politiche dei propri paesi. Dopo essere stato avvertito dell'uso bergamasco di chiamare baggiani i milanesi, Renzo viene presentato al padrone del filatoio e assunto come lavorante.
TEMI PRINCIPALI TRATTATI NEL CAPITOLO
Il capitolo narra la conclusione della fuga di Renzo dal territorio di Milano, con il cammino notturno verso l'Adda che risulta la parte più difficile e insidiosa del viaggio, non tanto per i pericoli materiali ma per l'angoscia interiore che il giovane deve affrontare nel bosco (l'arrivo al fiume coincide con la fine di un incubo e l'inizio di una nuova fase nella vita del protagonista, per cui si veda oltre). Renzo si dimostra in questo episodio un vero "eroe cercatore", che affronta la strada e i pericoli che essa presenta, mostrando spirito d'iniziativa e una buona dose di coraggio (specie nel trovare il cammino al buio e nel decidere poi di non tentare il guado perché troppo rischioso, passando la notte nel capanno). Per approfondire: E. Raimondi, Renzo eroe cercatore.
Nel soliloquio iniziale Renzo ripensa alle assurde calunnie che il mercante ha detto su di lui all'osteria di Gorgonzola, immaginando di spiegare all'interlocutore le sue ragioni: insiste soprattutto sul fatto di aver agito a fin di bene e di essere finito nei guai per questo, ripromettendosi di essere più prudente in avvenire (viene ridicolizzata anche la trasformazione della lettera di padre Cristoforo in un "fascio" di carte, come il fatto che essa conterrebbe la "cabala" della rivolta, poiché è la lettera di un religioso a un altro frate). Il discorso di Renzo è un esempio di retorica popolare, non privo di una certa efficacia.
La veglia angosciosa di Renzo, assillato dai pensieri delle persone care e dal rammarico di essersi cacciato nei guai, rimanda ad altre analoghe notti insonni di vari personaggi del romanzo, sia pure con sfumature diverse: da quella comica di don Abbondio prima del matrimonio (cap. II), a quella ben più seria dell'innominato dopo il rapimento di Lucia (XXI) e di Lucia stessa prigioniera nel suo castello, fino all'incubo di don Rodrigo che sogna l'ammonimento di fra Cristoforo e si scopre ammalato di peste (XXXIII). A parte l'intermezzo più leggero del curato, in tutti gli altri casi i personaggi sono angustiati da pensieri legati alla coscienza e al giudizio divino, anche se gli esiti saranno volta a volta diversi (la fiducia nella Provvidenza per Renzo e Lucia, la più tetra disperazione per l'innominato, il terrore della morte imminente per don Rodrigo).
Il barcaiolo che traghetta Renzo sull'altra sponda dell'Adda è una figura analoga a quello che ha trasportato lui e le due donne in fuga dal paese (cap. VIII), con la differenza che quello agiva per spirito caritatevole e in modo disinteressato, questo svolge abitualmente un tale servizio in cambio di denaro.
Compare finalmente il personaggio di Bortolo Castagneri, il cugino di Renzo emigrato nel Bergamasco che si mostra subito sollecito nel dare asilo e lavoro al giovane fuggiasco (vedremo in seguito che il suo aiuto non sarà del tutto disinteressato). Il discorso con cui illustra i provvedimenti assunti dalla città di Bergamo e dal senato veneziano per alleviare le sofferenze della carestia è importante, perché mostra il modello economico privilegiato da Manzoni (fondato sul libero commercio e la circolazione delle merci, senza dazi doganali) ed è polemicamente contrapposto alla politica insensata delle autorità milanesi, con l'imposizione del calmiere sul prezzo del pane. L'autore ha tratto le notizie su Lorenzo Torre e G.B. Bava dal trattato di Lorenzo Ghirardelli, Il memorando contagio seguito in Bergamo l'anno 1630 (pubblicato nel 1681), in cui si parla della peste (l'autore lo citerà come fonte nel cap. XXXIII).
Il termine "baggiani" con cui i Bergamaschi chiamano i Milanesi corrisponde al lombardo bagiann, "sciocco", e ciò che Bortolo spiega a Renzo si rifà a un'usanza ancora attiva al tempo di Manzoni in quei territori. Dalla parola è derivato l'italiano "baggianata", che significa appunto "sciocchezza".
Renzo non potrà fare affidamento sul denaro lasciato in paese perché questo verrà sequestrato dalla giustizia in seguito a una rovinosa perquisizione, come narrato all'inizio del cap. XVIII. Col cap. XVII si conclude un ampio tratto di narrazione (iniziato alla fine del cap. XI) che ha descritto le vicissitudini di Renzo dopo la fuga dal paese e che ha visto lui solo tra i personaggi principali sulla scena; dal successivo inizierà un altro gruppo di capitoli dedicati alle tribolazioni di Lucia (XVIII-XXVII), mentre Renzo farà la sua ricomparsa solo nel XXVI quando dovrà trasferirsi in un altro paese e assumere il falso nome di Antonio Rivolta.
TRAMA
GLOSSARIO
Al certo: certamente
Al tasto: a tentoni
Baggiani: stupidi
Companatico: cibo mangiato accompagnato dal pane
Del sereno: del freddo della notte
Diramando: allontanando i rami spinosi
Disegnò: scelse
Durassero fatica a regger la persona: facessero addirittura fatica a tenere in piedi Renzo
Esploratori: spie
Factotum: uomo di fiducia
Finalmente: in fin dei conti
Gli faceva ombra: lo preoccupava
Hai fatto capitale: hai fatto affidamento
Hamac: amaca (dallo spagnol0 "hamaca")
L'annoiava: lo preoccupava
Le ventiquattro: le sei di pomeriggio
Marruche: piante spinose
Mota: fango
Noioso: penoso
Ombrosa: timorosa
Ordigni: macchinari
Per primo complimento: come primo saluto
Rabbattuto: accostato
Riconosciuti dall'andare: riconosciuti dal modo di camminare
Scope: piante con cui si confezionavano le ramazze
Si coceva: gli dispiaceva
Snidata: cacciata di casa
Sodaglia: terreno non lavorato
Some: carico portato a dorso di mulo (circa un quintale)
Staia: metà soma
Succiarti: mandare giù
Terra di San Marco: Bergamo
Trasparente: che traspariva dalle finestre
Uggia: senso d'inquietudine
Un pitocco: un pidocchio
Undici tocchi: le cinque del mattino
DOMANDE SULLA COMPRENSIONE DEL CAPITOLO:
1) Leggi e riassumi i sentimenti di Renzo prima che egli oda «l’amico rumore» dell’Adda: ti sembrano naturali e inevitabili tali sentimenti?
2) Renzo trova una capanna e vuole dormire, ma molte immagini lo turbano: di chi sono, invece le tre immagini che gli si presentano, «amabili in tutto»?
3) Renzo sta avviandosi verso il paese di Bortolo, ma il suo viaggio non è lieto: perchè? Riassumi.
4) Renzo entra in un’osteria «a ristorarsi lo stomaco»: quante ne ha incontrate nel suo viaggio? Riassumi.
5) Renzo e Bortolo pronunciano rispettivamente due frasi che sono la prova del loro cuore generoso: quali sono queste due frasi e a quale proposito le dicono?