Capitolo XVI
illustrazione originale di Francesco Gonin del 1840
"...quando sentono avvicinarsi un cavallo. Corron tutti all'uscio; e, riconosciuto colui che arrivava, gli vanno incontro. Era un mercante di Milano, che, andando più volte l'anno a Bergamo, per i suoi traffichi, era solito passar la notte in quell'osteria; e siccome ci trovava quasi sempre la stessa compagnia, li conosceva tutti. Gli si affollano intorno; uno prende la briglia,
un altro la staffa..."
CHI?
illustrazione originale di Francesco Gonin del 1840
È il protagonista maschile della vicenda, il promesso sposo di Lucia le cui nozze vengono mandate a monte da don Rodrigo: è descritto come un giovane di circa vent'anni, orfano di entrambi i genitori dall'adolescenza e il cui nome completo è Lorenzo. Esercita la professione di filatore di seta ed è un artigiano assai abile, cosicché il lavoro non gli manca nonostante le difficoltà del mercato (ciò anche grazie alla penuria di operai, emigrati in gran numero nel Veneto); possiede un piccolo podere che sfrutta e lavora egli stesso quando il filatoio è inattivo, per cui si trova in una condizione economica agiata pur non essendo ricco. Compare per la prima volta nel cap. II, quando si reca dal curato la mattina del matrimonio per concertare le nozze: è presentato subito come un giovane onesto e di buona indole, ma piuttosto facile alla collera e impulsivo, con un'aria "di braverìa, comune allora anche agli uomini più quieti"; infatti porta sempre con sé un pugnale e se ne servirà indirettamente per minacciare don Abbondio e costringerlo a rivelare la verità sul conto di don Rodrigo. In seguito progetterà addirittura di assassinare il signorotto, ma abbandonerà subito questi pensieri delittuosi al pensiero di Lucia e dei principi religiosi (anche nel cap. XIII parlerà in difesa del vicario di provvisione, che i rivoltosi vogliono linciare). Il suo carattere irascibile e irruento gli causerà spesso dei guai, specie durante la sommossa a Milano il giorno di S. Martino quando, per ingenuità e leggerezza, verrà scambiato per uno dei capi della rivolta e sfuggirà per miracolo all'arresto; dimostra comunque in più di una circostanza un notevole coraggio, sia durante i disordini citati della sommossa (in cui si adopera per aiutare Ferrer a condurre via il vicario), sia quando torna nel ducato di Milano nonostante la cattura, al tempo della peste (a Milano si introduce nel lazzaretto e in seguito si fingerà un monatto, cosa che gli consentirà di trovare Lucia). È semi-analfabeta, in quanto sa leggere con difficoltà ma è incapace di scrivere, cosa che gli impedirà di diventare factotum alla fabbrica del Bergamasco dove trova lavoro dopo la sua fuga dal Milanese (anche per questo conserva una certa diffidenza per la parola scritta, specie per le gride che non gli hanno minimamente assicurato la giustizia). Rispetto a Lucia si può considerare un personaggio dinamico, in quanto le vicende del romanzo costituiscono per lui un percorso di "formazione" al termine del quale sarà più saggio e maturo (è lui stesso a trarre questa morale nelle pagine conclusive dell'opera). Nel Fermo e Lucia il suo personaggio aveva il nome di Fermo Spolino, mentre il nome Lorenzo era attribuito al sagrestano di don Abbondio, poi chiamato Ambrogio.
DOVE?
illustrazione originale di Francesco Gonin del 1840
È la principale città lombarda del XVII secolo e la sede del governo spagnolo dell'epoca, nonché la capitale dell'omonimo Ducato e uno dei principali centri dell'Italia settentrionale: rappresenta l'unica reale ambientazione urbana di cui l'autore fornisca una descrizione diretta e dettagliata nel corso del romanzo, in cui essa è lo scenario di due importanti episodi narrativi (il primo viaggio di Renzo, in occasione del tumulto per il pane dell'11 novembre 1628, e il secondo viaggio quando la città è sconvolta dalla peste del 1630). Milano è mostrata come una una grande città caotica e tumultuosa, malsana, dominata da una folla disordinata e violenta che si contrappone alla pacifica e quieta popolazione contadina dei piccoli centri (il Bergamasco, il paese dei due promessi...), in accordo con la visione manzoniana che privilegia le ambientazioni rurali e rappresenta quelle cittadine come negative e piene di vizi morali. Non a caso sarà soprattutto Renzo ad essere protagonista di varie "disavventure" nelle strade della metropoli, all'interno di un percorso morale che sarà occasione per lui di crescita umana e di "formazione" (specie in occasione del secondo viaggio, in cui l'attraversamento della città flagellata dalla peste appare quasi come una "discesa agli inferi"), mentre Lucia, pur essendo presente come personaggio in questo spazio narrativo, non vi viene quasi mai mostrata se non all'interno della casa di donna Prassede e don Ferrante, oppure nel lazzaretto che costituisce una sorta di universo separato e in certo modo indipendente dalla realtà cittadina in cui pure è inserito. Fanno parte dell'ambientazione milanese anche il forno delle Grucce e l'osteria della Luna Piena, per cui si rimanda alle rispettive voci.
È quasi inutile sottolineare che Milano riveste grande importanza nell'economia narrativa del romanzo e molte pagine sono dedicate alla sua descrizione, sia per l'effettiva importanza della città fin dai tempi più antichi, sia in quanto luogo in cui l'autore è nato e ha trascorso quasi la sua intera vita, per cui la conoscenza che Manzoni ha di tale ambientazione riflette la sua personale esperienza (la stessa cosa, del resto, può dirsi per tutti gli altri luoghi del romanzo, non a caso posti anch'essi in Lombardia). Lo scrittore ricostruisce l'ambiente della Milano del Seicento basandosi sulle testimonianze degli storici dell'epoca, che egli consulta scrupolosamente e non manca di citare all'occasione.
QUANDO?
RIASSUNTO
TEMI PRINCIPALI TRATTATI NEL CAPITOLO
Il capitolo è dedicato alla fuga rocambolesca di Renzo da Milano, che si concluderà nel cap. XVII con il passaggio dell'Adda e l'approdo felice nel Bergamasco, dove il giovane troverà l'aiuto del cugino Bortolo. Questa prima parte dell'episodio vede Renzo alla faticosa ricerca della strada più sicura da seguire per giungere a destinazione, scansando le insidie che gli si possono presentare lungo il cammino: egli veste i panni dell'eroe "cercatore", che gira il mondo con spirito picaresco e affronta i pericoli che la strada gli può mettere di fronte, facendo tesoro dell'esperienza accumulata (la vicenda di Renzo assume i caratteri di un percorso formativo, di cui questo viaggio verso Bergamo è una tappa essenziale). Per approfondire: E. Raimondi, Renzo eroe cercatore.
Nel lasciare Milano, Renzo ripercorre la stessa strada fatta il giorno prima per entrarvi e si rammarica di non aver atteso in chiesa come il frate gli aveva suggerito, cosa che gli avrebbe evitato molti guai. La sua decisione di non cercare asilo al convento per darsi alla macchia è rischiosa, ma alla fine risulta saggia poiché il giovane potrà rifugiarsi nel Bergamasco e trovare lavoro, gettando così le basi per la sua nuova vita che inizierà in quel territorio dopo il matrimonio.
La vecchia della prima osteria offre a Renzo dello stracchino, un formaggio che è fra i prodotti tipici della Lombardia, e quando il giovane le chiede il nome di un paese vicino al confine lei gli indica Gorgonzola, anch'esso famoso per la produzione del formaggio che porta lo stesso nome. L'autore ci dice in seguito che Renzo attraversa vari villaggi "col nome di Gorgonzola in bocca", forse per proporre un ironico gioco di parole.
Renzo all'osteria di Gorgonzola dimostra di aver fatto tesoro della brutta esperienza vissuta in quella della Luna Piena e infatti qui la sua condotta è più cauta: evita di dire il luogo di provenienza all'oste, elude abilmente le domande dell'uomo riuscendo a ottenere le informazioni ricercate, si tiene prudentemente al di fuori dei discorsi degli avventori simulando indifferenza. L'osteria si conferma come un luogo potenzialmente insidioso, specie per la presenza di sfaccendati di ogni sorta e per l'indiscreta curiosità dei locandieri (il protagonista stesso se ne rende conto: "Maledetti gli osti!" [...] più ne conosco, peggio li trovo"), per cui questa sarà l'ultima taverna in cui Renzo metterà piede nel romanzo, a parte quella in cui consumerà un pasto frugale una volta giunto nel Bergamasco.
La parte saliente del capitolo vede come protagonista il mercante, che informa gli avventori (e il lettore) degli ultimi avvenimenti a Milano ed esprime il suo originale punto di vista sulle rivolte, aggiungendo particolari fantasiosi e improbabili sulla fuga di Renzo (si veda oltre). Il giovane imprecherà tra sé contro questo personaggio all'inizio del cap. XVII, specie per il particolare della lettera di padre Cristoforo che, nel colorito racconto del commerciante, è diventato un "fascio" di carte che svelavano la "cabala" degli intrighi internazionali dietro alla sommossa.
Il particolare del crocifisso esposto da una finestra per frenare la furia dei tumultuanti, così come la successiva processione dei monsignori del duomo in "cappa magna", è storico ed è tratto dal trattato De peste quae fuit anno 1630 di Giuseppe Ripamonti, usato dal romanziere come fonte anche nei capp. XXXI-XXXII sulla peste.
TRAMA
GLOSSARIO
A dritta: a destra
Archibusi: fucili, archibugi
Cabale: inganni
Che bazza!: che fortuna!
Cicalone: chiacchierone
Di quel conio: di quella stessa categoria
Diviato: senza indugio, senza aspettare oltre
Fatti in pezzi: fatti in quattro
Fogli bianchi: cambiali in bianco
Gabellini: guardie incaricate di riscuotere le tasse di passaggio
Imperfetto: inconcluso
Intelligenza: coordinamento segreto
Istrade comunali: strade di paese
La lena: le forze fisiche
Mezzetta: mezzo boccale
Micheletti: soldati spagnoli
Navarrini: francesi
Pappagorgia: grasso in eccesso nel collo
Ricorrere: provvedere
Rocca: strumento per la filatura a mano
Senza tirare: senza chiedere lo sconto
Sfratto: evasione
Stracchino: formaggio molle
Traversa: strada secondaria
Trinciando: tagliando in bocconi un po' grossi
Tutta la cabala: tutti i piani misteriosi della sommossa
Un ette: una virgola
Una frasca: un ramo
Una lega: una congiura
DOMANDE SULLA COMPRENSIONE DEL CAPITOLO:
1) Perchè Renzo, che sta fuggendo, deve formulare «forse dieci giudizi fisionomici» prima di chiedere informazioni sulla strada per uscire da Milano?
2) Renzo «era come un uomo che ha sottoscritti molti fogli bianchi...»: riassumi la similitudine e dì a qual proposito il Manzoni la scrive.
3) Commenta l’episodio del mercante di Milano, analizza il suo modo di vedere la «rivolta»: sai capire le ragioni del suo atteggiamento?